Critica

Dott. Paolo Antonetti
Dirigente Servizio beni culturali

L’assessorato alla promozione culturale della Regione Abruzzo ha voluto sostenere la realizzazione di questo catalogo quale documentazione di un percorso che riflette le tappe formative dell’artista contemporanea Giovanna Grannò: testimonianze di un inesausto amore di conoscenza per la natura e di un instancabile peregrinare geografico.
Le sue opere sono un vero trionfo del colore e della luce, nelle sue infinite varianti.
Emozioni vissute e liricamente fermate sulla tela, tra analisi della visione ottica e stato d’animo, così che nella libertà compositiva emerge l’effetto luce improvviso e fuggevole o un’esaltata felicità trasferita sulla tela in uno scoppio di bagliori e di riflessi.
I quadri di cui il catologo si compone, svelano il coinvolgente processo rappresentativo dell’artista che imprime un’immagine cosciente e sistematica della natura, in tutta la sua straordinaria luminosità.

Remo Brindisi

A L’Aquila ancora resiste la pittura naturalistica: sulla scia di Teofilo Patini e via via fino ad Amleto Cencioni; pittura attestata all’interno del Museo Nazionale d’Abruzzo, nel Castello, dove si tengono mostre internazionali e di pittori d’arte contemporanea.Mi domando il perchè di questo fenomeno del naturalismo.
Credo che il contemporaneo sia da escludere come semplice fatto culturale da imitare.Ritengo, del resto, che Giovanna Grannò sia persona altamente qualificata nel seguire la tradizione e i significati ambientali storici contemporanei.
Alla Grannò non fanno difetto una forte presenza di valori plastici e di accenti cromatici.
Costruisce l’opera con questi due elementi che, a mio giudizio, sono notevoli.

Nunzia Masci

Le sue tele, quelle che la Grannò costruisce da sè fin dal telaio, per mezzo dei suoi pennelli, vengono sempre arricchite dalla forza rigeneratrice e mutevole del mondo naturale, dalla quale la pittrice trae un’intensa ispirazione….poesia che spunta nella riproduzione frequente dei papaveri, tra l’ondeggiare dei campi in fiore o dall’oscillare di faggete e di ulivi, dove il movimento regna indiscusso.
Quello stesso movimento che è divenire, proprio della vita in ogni forma e a ogni livello, e che tanto somiglia al moto dell’animo umano.

Silvio Coccia

L’artista manifesta e traduce l’esasperata ricerca di sè e dell’essere, nella violenza del puro colore, immediato espressivo, che fu proprio di Van Gogh ed al quale si avvicina con notevole aderenza:lacerante grido d’amore e desiderio ineludibile di una unione con tutto l’esistente…rigenerazione, ritrovato Eden dove tutto coesiste e vibra nell’assoluta gioia dello spirito.

Giuseppe Catania

Il colore in Giovanna Grannò è protagonista della composizione pittorica in cui grafica e cromatica si fondono magistralmente, fino a contemperare la visione d’insieme, sovrapponendosi vicendevolmente e con vigorosa determinazione, con effetti sorprendenti nella evidenziazione del chiaroscuro.
La figuratività è componente essenziale nella costruzione compositiva che è, altresì, elemento di spicco per offrire aspetti ed immagini che si uniformano nella sovrapposizione di piani bene amalgamati nell’ambiente atmosferico dell’opera d’arte.
Questi fattori, prevalenti nella espressività dell’artista, compendiano il significato morale, altro motivo di rigore per classificare Giovanna Grannò in quell’ambito artistico dotato di gusto estetico, quale lezione di stile che sopravviva alle facili seduzioni delle mode di corrente.

Sebastiano Ventresca

Animo sensibile, tipicamente femminile, dipinge in piena libertà, senza condizionamenti dei concetti astratti e dei principi teorici, propri di ogni attività artistica, ma pittrice allo stato puro, che obbedisce al proprio istinto e alla propria vocazione naturale.
Dappertutto l’atmosfera rovente dell’estate e la presenza di paesaggio dove si avverte uno spirito inquieto ed insoddisfatto, in ansiosa ricerca del nuovo e dell’ignoto.

Laura Mordenti

All’origine dei dipinti della pittrice Giovanna Grannò sta una sensibilità coloristica di tipo solare, che trova i suoi temi nell’interpretazione poetica e sottilmente emotiva della natura con le sue stagioni e le sue fioriture.
La pittrice desidera esplorare il senso della natura, della vita generatrice e dell’intuizione ad un’unità primordiale. E’ l’impulso a tornare verso il mistero dell’origine che la spinge istintivamente alla riscoperta dell’antica simbologia dei graffiti primitivi.
Sono segni magici di cavalli, che, impressi nelle pareti delle grotte, ritroviamo dipinti dalla Grannò su una carta increspata, chiara e porosa ad evocare quella primitiva forza di fusione tra l’uomo e la natura.
Nelle opere che hanno come soggetto il paesaggio, vediamo prati, campi che si inabissano ai margini delle foreste d’autunno, di chiare betulle, di aceri rossi, di tortuosi faggi. Fondali di boschi, fusti più esili o più spessi, si piegano a simulare il contrasto di passate tempeste; e le masse del fogliame sono dipinte con un colore denso, a zone sfumate dai verdi ai rossi più profondi per dissolverli in vaporose brume.